Written by tamara in Essere genitori.
Comunicato stampa del 08 dicembre 2008 di Giù le mani dai bambini.
In Australia cresce l’allarme: più di quattromila “depressi” hanno meno di 10 anni, ed oltre cinquecento hanno meno di 5 anni. “Prescizioni inquietanti”, dichiara il portavoce del Royal
Australian College of Physicians.
Poma (Giù le Mani dai Bambini): “Questi psicofarmaci non sono autorizzati per l’età pediatrica, a questi medici dovrebbe essere interdetta la professione.
Il problema è che gli USA, il Canada e l’Australia dettano la linea internazionale in materia”.
Prof. Costa (Policlinico Umberto I°): “Stanno avvelenando i bambini, modificandogli in modo irreversibile il sistema nervoso, questi colleghi sono incoscienti e pericolosi”.
Camberra – “Antidepressivi ad almeno 4.000 bambini australiani sotto i dieci anni”, denuncia il portale della responsabilità sociale “RSI”. In Australia, nell’ultimo anno, sono stati prescritti antidepressivi a migliaia di bimbi al di sotto dei dieci anni, tra cui 553 sotto i cinque anni, e 48 con meno di un anno d’età. La notizia è stata pubblicata dal quotidiano “The Australian”, sulla base di statistiche del Dipartimento della Salute mai rese note prima di oggi. I numeri sono in realtà maggiori,
perché i dati riguardano solo le prescrizioni a soggetti che godono di forme di rimborso da parte del
servizio sanitario nazionale. Ma quali possono essere le circostanze che inducono a prescrivere questi
farmaci a bambini così piccoli? “Nessuna che mi venga in mente”, risponde il portavoce del Royal Australian College of Physicians, che vorrebbe sapere chi e perché fa queste prescrizioni, che giudica
“inquietanti e inspiegabili”.
Un medico esperto di stati depressivi, Gordon Parker, afferma che “questi numeri sono al di là della mia comprensione, è necessario che il Governo imponga ai medici l’obbligo di fornire una giustificazione scritta quando prescrivono questi psicofarmaci a dei bambini, perché i piccoli pazienti vengono esposti a gravi rischi come la tendenza al suicidio, mentre l’efficacia di queste molecole non è dimostrata”.
L’Adverse Drug Reactions Advisory Committee mette in guardia i medici dal prescrivere gli antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), nessuno dei quali è autorizzato per la cura della depressione in pazienti al di sotto dei 18 anni. Queste informazioni sono riportate anche nei foglietti delle avvertenze dei singoli medicinali, ma la prescrizione avviene comunque, perché i medici in realtà possono prescrivere i farmaci anche per indicazioni terapeutiche e fasce d’età diverse da quelle contenute nell’autorizzazione alla messa in commercio.
L’antidepressivo più prescritto nell’ultimo anno ai minori australiani è il Prozac, prodotto da Eli Lilly, con 7.833 ricette, 863 delle quali riguardanti bambini al di sotto dei dieci anni. Molto gettonato anche l’Effexor XR, prodotto da Wyeth, che registra 3.347 prescrizioni a ragazzi e bambini, otto dei quali avevano meno di un anno, diciannove avevano tra i due e i tre anni, e quindici avevano cinque anni.
Commenta il Prof. Emilia Costa (Primario di Psicofarmacologia al Policlinico Umberto I° di Roma): “La prima cosa che mi viene in mente per commentare questa notizia è che pratiche di questo genere sono inaudite: stanno avvelenando bambini così piccoli, perché qualunque clinico si sa benissimo che nei primi anni di vita l’apporto di sostanze psicoattive modifica l’assetto del sistema nervoso centrale, in modo anche irreversibile. Questi medici sono incoscienti e pericolosi”.
Interviene sulla situazione australiana anche Luca Poma, giornalista e portavoce nazionale di “Giù le Mani dai Bambini”, il più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica (www.giulemanidaibambini.org): “Il problema è che Stati Uniti, Canada ed Australia dettano la linea internazionale in materia. Spero che il Governo australiano prenda provvedimenti seri: questi psicofarmaci non sono autorizzati per l’età pediatrica, ma qualcuno li prescrive comunque ignorando ogni cautela. A questi medici dovrebbe essere interdetta la professione”.