Attaccamento madre-bambino

I primi tre anni di vita sono molto importanti perchè è questo il periodo necessario a formare il legame reciproco tra madre e bambino.

I bambini contribuiscono alla relazione di attaccamento attraverso il pianto ma non solo, anche con i primi sorrisi, i vocalizzi, gli sguardi e ancora quando dimostra la sua completa fiducia nel genitore, rannicchiandosi tra le sue braccia. E per un adulto, riuscir a far sorridere o consolare un neonato è fonte di gioia e piacere. È così che si innesca un dialogo fatto di segnali. Se poi ci aggiungiamo a questi fattori, quelli ormonali della madre che allatta, il rapporto diventa ancora più saldo, tanto da parlare di continuazione di quel rapporto simbiotico instauratosi durante la gravidanza. Si potrebbe dire che la mamma si innamora del proprio bambino.

Diciamo che per uno sano sviluppo mentale, per concentrarsi, potersi applicare, interessarsi agli altri e al mondo è importante crescere in un ambiente familiare sereno e instaurare un buon rapporto con i genitori. Al contrario, un bambino stressato e insicuro, cercherà in ogni modo di diferdersi o isolarsi dalle situazioni che gli procurano ansia o sofferenza, cadendo in uno stato di scarsa autostima.

Il meccanismo del legame con la madre ci è stato descritto da Konrad Lorenz e Eckhard Hess (studiosi del comportamento) in relazione agli animali. È sopratutto famoso quello degli anatroccoli nel quale, per istinto, questi nell’arco delle 24-48 ore seguono gli spostamenti della madre, imparando precocemente il richiamo della madre dagli altri.

Come dimostrò lo stesso Lorenz, se la mamma viene a mancare i piccoli seguono gli oggetti in movimento vicino a loro durante le prime ore dalla nascita. E questo dimostra come la natura preveda delle alternative.

Per un neonato si parla in questo caso di legame primario in quanto per sopravvivere ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui. Questo non vuol certo dire solo dargli da mangiare o metterlo a letto ma anche trasmettere con la presenza sicurezza e ottimismo. È infatti con la vicinanza, il contatto fisico, la voce che noi possiamo alimentare il senso di sicurezza e il benessere psicologico.

Quattro sono le fasi necessarie a formare il legame di attaccamento:

  1. Pre-attaccamento. Dai 0-2 mesi il bambino dà risposte sociali indiscriminate (vedi esercizi riflessi: Fin dalla nascita nel neonato sono presenti dei meccanismi riflessi; anche il sorriso è un meccanismo riflesso)
  2. Attaccamento informazione. Dai 2-7 mesi è il periodo in cui riconosce i familiari
  3. Attaccamento rigido. Dai 7-24 mesi il bambino protesta quando avviene la separazione dalle figure di attaccamento; c’è diffidenza nei confronti degli estranei; ha inizio una comunicazione intenzionale
  4. Attaccamento basato sulla reciprocità. Dai 24 mesi in poi ha inizio una comunicazione a due vie, dove il bambino comprende meglio le esigenze degli altri, si possono avere scambi comunicativi con lui e da parte sua lo vedremo ripetere quello che noi facciamo a lui e per lui, come lavarlo, accarezzarlo, ecc.

È fondamentale che il bambino senta che si tiene a lui, che non è solo curato fisicamente ma è nella mente di qualcuno. Quando sarà in grado di tollerare le separazioni dai genitori allora significa che anche lui può trattenere nella propria mente l’immagine dei genitori.

Una buona dinamica di attaccamento si articola in tre passi:

  1. l’esplorazione creativa (Prime abitudini: se con il sorriso ottiene qualcosa di piacevole, cercherà di rifarlo)
  2. la verifica della realtà (coordinazione della vista e della prensione: le scoperte della tappa precedente, cercherà di indirizzarle verso l’ambiente esterno)
  3. il graduale distacco dalla madre. Ogni cosa deve essere affrontata per gradi, compreso il distacco, tutto dipende dal bambino. Quando inizia il periodo critico, anche solo uscire dalla sua vista, per lui è come sparire; quindi abituarlo per gradi a capire che la mamma, anche se non la vede, è sempre presente. A tal proposito, propongo al bambino la lettura di un libro veramente molto bello: “La Mamma nel Cuore” che aiuta il bambino a crescere in questo senso.

Il momento più difficile è quello tra i 7-8 e i 16-18 mesi in cui il bambino porebbe vivere intense
situazioni di angoscia (esempio: la mamma si allontana e non ci sono altre figure di attaccamento come padre, fratello, nonna). Ed è proprio in questa fase che inizia a formarsi un primo rudimentale concetto di sè in cui acquisisce il fondamentale senso di fiducia in se stesso e di allegria.

Ma ci sono anche effetti psicologici a lungo termine. Quelli derivati da un buon attaccamento sono così schematizzati:

  • aiutano il bambino a osservare il mondo che lo circonda e a prendere iniziative
  • incoraggiano lo sviluppo del pensiero logico
  • facilitano la socializzazione e lo sviluppo del linguaggio
  • promuovono la formazione di una coscienza
  • aiutano a reagire agli stress, a fronteggiare le frustrazioni, i dolori, le paure
  • consentono un giusto equilibrio tra dipendenza e indipendenza
  • favoriscono la formazione dell’identità
  • favoriscono lo sviluppo di relazioni affettive sane negli anni a venire

Cosa succede invece se l’attaccamento è carente? Il bambino cresce poco, è in uno stato depressivo, è apatico, si ammala facilmente, apprende lentamente, non si fida di nessuno. In questo caso si parla della perdita della figura di attaccamento nei primi mesi o anni di vita e non si è trovato un sostituto oppure la mamma è depressa, indifferente o assente.

Gli effetti delle carenze nel legame di attaccamento sono riscontrabili già da 1-2 anni di vita, alcune carenze però diventano evidenti al momento dell’entrata a scuola dove, a causa della sua insicurezza, non riesce a concentrarsi e a trovare la tranquillità interiore.

Ora schematizzerò quattro tipi di attaccamento sulla base di come reagiscono i bambini alla separazione della mamma:

  1. Attaccamento sicuro. Superata la fase critica dei 7-16 mesi, se lasciati con persone che conoscono, sopportano senza drammi le progressive assenze della mamma.
  2. Attaccamento evitante. Sono bambini che danno l’impressione di essere autonomi, ma in realtà si tratta di un legame molto forte ma mascherato. Si incontreranno le difficoltà solo nel momento dell’entrata a scuola e nell’adolescenza.
  3. Attaccamento ambivalente. Sono bambini molto affettuosi che non sopportano di non vedere e non sentire la mamma. Ma poichè la mamma non si comporta in modo coerente (ha sbalzi d’umore, dice una cosa e ne fa un’altra, ecc.), il bambino, che non riesce a prevederne le reazioni, ne risulta ansioso.
  4. Attaccamento confuso. Sono bambini molto disturbati a causa dell’assenza della mamma e sono impauriti dalla sua presenza.

    Parliamo di un caso estremo in cui i bisogni primari del bambino non sono stati soddisfatti. Si tratta di mamme depresse o disturbate a tal punto da maltrattarli e trascurarli. Se il bambino non riesce a stabilire un legame di attaccamento con un altra figura potrebbe andare incontro anche a gravi disturbi della personalità.

Mi scuso, con chi si è sentito discriminato da questa lettura. Il mio intento è quello di dare informazioni e non quello di accusare o far sentire in colpa le mamme lavoratrici.
In fondo io credo che, considerate le difficoltà oggettive di questo periodo, l’importante è trovare il tempo per stare con il nostro bambino, ma che siano momenti speciali e importanti.

37 comments on “Attaccamento madre-bambino

  • gabriella

    Avrei una domanda da sottoporle. Una madre che si trova in situazione di povertà ha deciso di far adottare il suo bambino di 9 mesi, è il più piccolo di 4 fratelli. Il bambino mi è stato descritto come solare, sempre sorridente e molto attaccato alla madre. La separazione dalla madre quali conseguenze potrà avere su questo bimbo? La persona che andrà ad adottarlo dovrà trascorrere circa due mesi nel paese di origine del bambino e quindi il bimbo continuerà a vivere con la mamma naturale. La mia amica è convinta di fare la cosa giusta, ma personalmente nutro molti dubbi. Naruralmente l’adozione avviene legalmente. La ringrazio se vorrà rispondermi

    • tamara

      Cara Gabriella,
      grazie per la bella domanda. Come scritto nell’articolo e dimostrato dallo stesso Lorenz, se la mamma viene a mancare […] la natura prevede delle alternative.

      Il punto sta nel fatto che questo bambino troverà una famiglia che lo amerà sopra ogni cosa, come fosse figlio proprio.

      Il problema che mi porrei maggiormente riguarda l’attaccamento tra la nuova mamma e il bambino. Il bambino si troverebbe all’improvviso con persone sconosciute. Probabilmente piangerà il primo giorno ma poi realizzerà che c’è una nuova persona che lo ama e che si prende cura di lui.

      Chi ha già vissuto questa esperienza ti dirà di certo che la preoccupazione di non poter amare un bambino adottato come suo è svanita in pochissimo tempo.

      Un’idea carina (sperimentata da altre mamme che hanno adottato) è quella di festeggiare ogni anno il giorno in cui il bambino è entrato a far parte della famiglia raccontando la sua storia e mostrandogli un album di foto.

      So che sembra crudele portare via il bambino da tutto quello che lui ama e conosce, ma questa famiglia non riesce a dargli ciò di cui ha bisogno e al suo posto trova una famiglia che comunque lo ama.

      Se la tua amica lo desidera davvero, non prendere questo bambino con sé e dargli la miglior vita possibile sarà uno dei suoi più profondi rimpianti.

      Probabilmente ci vorranno un paio di mesi prima di riuscire a creare quel legame profondo tra mamma e bambino, ma poi tutto sarà più semplice.

    • tamara

      Gabriella, vorrei farti una domanda che riguarda invece la mamma che dà in adozione. Considerato il lungo periodo che ha vissuto con il bambino potrebbero esserci per lei problemi di depressione e sintomi post-traumatici. Sarebbe bene che venisse seguita e supportata. Sai se qualcuno l’aiuterà?

  • Antonietta

    Una storia bellissima, faccio tanti auguri a tutte e due le mamme, sopratutto al bambino :)

  • stefania

    Buongiorno,
    ho trovato molto interessante il suo articolo ma naturalmente è nato il desiderio di approfondire, capire di più e trovare una soluzione al mio problema.
    Sono mamma di federico, 18 mesi circa. Nei suoi primi 13 mesi di vita i suoi riferimenti eravamo io e mia mamma, poi ci siamo trasferiti a vivere con il papà ed io sono sempre con lui in attesa di trovare lavoro. proprio per facilitare la ricerca da 1 mese abbiamo preso una tata: inizialmente era tranquillo, stava con lei anche se io mi allontanavo per qualche ora. da 1 settimana a questa parte, in corrispondenza di un raffreddore che ha dato problemi di risveglio la notte, dopo circa mezz’ora, un’ora che sono uscita di casa comincia a piangere disperato e si acquieta solo addormentandosi stremato tra le braccia della tata.
    semplicemente non so cosa fare e cosa pensare…
    grazie :9

    • tamara

      Ciao Stefania, il legame con il padre, anche se non è stato presente durante i suoi primi 13 mesi di vita, si può sempre ripristinare passando molto tempo con lui, parlando, giocando e prendendosi cura del bambino. Sicuramente tu sei la figura che è più presente nella sua vita ed normalissimo (lo è per tutti i bambini) che nel momento del dolore o di sconforto, chieda la mamma. Ha bisogno di sapere che sei sempre li per lui come una forma di sicurezza. Calmando queste ansie con la tua presenza e passato il raffreddore, tornerà tutto come prima. Spero di aver risposto in modo esauriente alla tua domanda.

  • Rosa

    A causa di una complicazione della gravidanza che mi ha portato alla rottuta di tre vertebre mi è praticamente impossibile prendere in braccio mia figlia, non poterla consolare. Soffro moltissimo e sono molto gelosa di chi la fa al posto mio. Ho tanta paura che mia figlia non mi riconosca come madre, per quanti sforzi io faccia compatibilmente con il mio stato fisico, e non si leghi a me. Grazie per la risposta

    • tamara

      Accidenti Rosa, come mi dispiace! Ma puoi muoverti? Magari potresti tenerla sulle tue gambe. La mamma è sempre la mamma, non si può sostituire. Dimostrale quanto la ami, lei capirà.
      Che età ha tua figlia?

  • Camilla

    Buongiorno. Sono mamma di una bimba di due anni e mezzo. Mia figlia dagli 11 mesi frequenta un nido famiglia dove ci sono cinque bimbi e una tata davvero dolce. Ci è sempre andata volentieri. Da circa un mese manifesta disagio al distacco da me, sia quando va al nido sia quando va dai nonni. Mi sembra strano lo faccia ora, quando finora non abbiamo mai avuto problemi, anzi. Piange l’attimo in cui me ne vado, dopo averla salutata, e poi gioca tranquilla come sempre. È una bimba molto serena e autonoma. Può essere dovuto al fatto che il papà ha iniziato a lavorare fuori in settimana, e ha modificato gli equilibri della famiglia? Grazie

    • tamara

      Ciao Camilla, difficile da dire. A volte ci sono bambini che non hanno mai avuto problemi ad andare all’asilo ma dopo un po’ sembrano non volerci andare più o a comportarsi come la tua bambina. Gli equilibri familiari sono molto delicati per i bambini piccoli, questo è vero. Se si tratta del lavoro del papà (il che è anche possibile), io credo che le servirà solo del tempo per adattarsi alla nuova situazione (e capire che il papà non l’ha lasciata). Se invece qualcosa di strano è accaduto al nido o dai nonni (e potrebbe essere anche una banalità ma che per un bambino ha un’immenso valore), il comportamento potrebbe consolidarsi e mantenersi più a lungo nel tempo.

  • marzia

    Salve la mia bimba ha 8 mesi. Da un mese a questa parte è diventata mamma dipendente,la allatto ancora in aggiunta allo svezzamento avvenuto con successo. Sta tranquilla con le altre persone e anche con il papá, ma io non devo essere nei paraggi altrimenti crisi di pianto a non finire specialmente la sera. La notte si sveglia continuamente fino a che non la mettiamo nel lettone e allora riesce poi a dormire di filato.devo dire che qualche ora l’ho lasciata ai nonni ad esempio ( in maniera graduale) e ora con il papá abbiamo deciso che la notte proverá ad alzarsi lui. Ma non capisco cosa le sta accadendo! È una bimbetta solare, sorridente e in casa non c’è nulla che non vada. Anche quando siamo sole, gioca 3 secondi sul tappetone ma poi deve assolutamente toccarmi, attaccarsi al seno o in braccio, e questo sia che lascio giocare “da sola” sia che mi metto vicino a lei.
    Potete aiutarmi quanto meno a comprendere?
    Grazie mille

    • tamara

      Ciao Marzia, sono le ansie da separazione. Una normale fase di transizione che passerà gradualmente. Ci vorrà tempo, ogni bambino è diverso ma potrebbe durare fino all’anno e mezzo o due. E’ importante che questa fase non sia traumatica e si distacchi dalla mamma in modo naturale. Puoi aiutarla in questa fase dandole un oggetto che ha il tuo odore, giocando al gioco del nascondino.

    • Linda

      Hai descritto perfettamente mia figlia e la ns situazione. Stiamo così anche noi da qualche settimana e lei ha 8 mesi e mezzo. Tra l’altro scaccia il padre e non vuole stare con lui

      • tamara

        Vedrai Linda che passerà, è una fase temporanea. Non facile, ma temporanea :)

  • Maria

    Ho una domanda molto importante. Dopo il parto non sono riuscita di allattare mio figlio è ho avuto un lungo periodo di depressione. Da quando ha 18 mesi va al asilo nido. Da quando aveva 4 messi cercavo di farlo adormentarsi da solo nel lettino, inspirata da qualche libro. ho paura che mio figlio può soffrire di deficit di attenzione. Adesso mio figlio ha due anni, come posso creare un legame con lui che lì da forza e sicurezza? É troppo tardi?

    • tamara

      Ciao Maria, non è mai troppo tardi ma sicuramente ci vuole molta forza di volontà. Spesso il lavoro più grosso è quello su se stessi. Passa del tempo insieme a lui, del tempo speciale, solo voi due, a casa, al parco o dove vuole (magari come premio per qualcheobiettivo raggiunto). Gioca con lui e lodalo tantissimo per ogni piccola cosa fatta (bene o no non ha importanza). Quando lo lodi, evita ogni altro tipo di commento e cerca di usare sempre frasi affermative (non usare parole negative come il no, non, ecc…). Abbraccialo spesso, ricordagli quanto gli vuoi bene e non stancarti mai di dirglielo. Questo può essere qualcosa con cui iniziare :) Buon lavoro. Sei una mamma fantastica!

  • Rita

    Gent.ma Dottoressa,
    Mia figlia ha 2 anni e mezzo e va al nido mezza giornata da quando ha 17 mesi. Fino a luglio di quest’anno è sempre andata molto volentieri: mai un pianto o una crisi. Con l’inizio del nuovo anno ha iniziato a lamentarsi nel momento del distacco, non vuole lasciarmi andare e manda via le educatrici. Oggi addirittura ha pianto disperatamente. Le educatrici mi dicono che poi è serena e gioca volentieri.
    Ho notato che ultimamente con tutte le altre figure di riferimento: papà , nonna e educatrici mette in atto lo stesso comportamento dice che vuole solo la sua mamma e le allontana.
    Il papà anche se lavora molto è una figura presente affettuosa e paziente. Cosa devo fare? Grazie in anticipo

    • tamara

      Ciao Rita, per prima cosa voglio chiarire che non sono dottoressa ma doula. Sono due cose molto diverse ;)
      Comunque, i bambini sono tutti diversi. Capitano anche ad altri bambini situazioni come questa. Alcuni non piangono mai per andare in asilo, altri piangono all’inizio e altri ancora fanno come fa la tua.
      Non credo ci sia niente di cui preoccuparsi, forse solo una fase in cui sente il bisogno di averti vicina. Una conferma che ci sei.

  • Roberta

    Ciao sono Roberta 36 anni mamma di Gabriel 7 mesi . fortunatamente lo allatto io e siamo legatissimi. È la mia gioia più grande ma inaspettata perché è arrivato senza volere e il padre non ci ha voluti perciò lo crescero ‘da sola.Ma Ho molte paure. Che danni psicologici può avere Gabriel e come posso fare per evitarli visto che non avrà il padre? Altra cosa quando avrà circa un anno dovrò rientrare al lavoro e lo manderò all’asilo.ma ho paura che si stacchi da me e non mi riconosca più visto che staremo meno tempo insieme al contrario di adesso.

    • tamara

      Ciao Roberta, che donna coraggiosa!
      Studi e ricerche in questo settore dicono che figli maschi cresciuti senza padre, sono più propensi ad avere difficoltà ad inserirsi nella società e ad assumersi la risponsabilità di uomo in età adulta; contribuendo a strutturare un carattere debole e dipendente.
      Una possibile soluzione potrebbe essere una figura che funga da padre, anche se non lo è. Forse un nonno? Non so, qualcuno che si prenda cura di lui.
      Nella relazione familiare il padre permette in un certo modo al figlio di separarsi dalla madre. Il figlio, all’inizio è in simbiosi con la madre, e così deve essere. Il padre aiuta nel passaggio al graduale distacco. Un graduale distacco dalla madre è importante per aiutare il figlio a camminare con le proprie gambe per il mondo.
      Come madre, sarà impossibile che non ti riconosca più. Sei la sola persona che si prende cura di lui, anche quando andrà in asilo. Lo so che non è facile la separazione per nessuno. Credo che sia già positivo che tu possa andare a lavorare quando lui avrà un anno e non prima. Sarà un passo importante per te e per lui.
      Buona fortuna!

  • valentina

    Ciao Sono Valentina mamma di Viola di 5 anni. è qualche mese (diciamo un crescendo dal mese di agosto) che mia figlia viola mostra un attaccamento morboso nei miei confronti, rifiutando anche in malo modo il padre peraltro sempre molto presente e attento nei sui confronti nonchè in alcune occasioni anche i nonni. Vuoe fare tutto con me mi chiede di non andare via anche se sono con lei tutto il giorno e magari mi sposto semplicemente di stanza! sono una mamma lavoratrice ma comunque presente: l’accompagno tutte le mattine all’asilo e la sera stiamo assieme nonchè i week end e tutto il tempo liberp che posso dedicarle. All’inizio presa dais ensi di colpa ho provato a stare con lei più tempo ma mi sono accorta che la mia presenza per lei è una sorta di droga: più stiamo assieme e più nè vorrebbe più la coccolo e maggiori sono le ccole che richiede. Il povero papà viene sentenziato con spiacevoli frasi del tipo “non ti voglio” “voglio solo la mamma, mi basta solo la mamma” lo faccio solo con lei o solo se me lo dice lei”.. sono certa che questa avversione nei confronti del padre sia dovuta al fatto che lo vede come un “nemico” poichè parte delle mie attenzioni e del mio fatto sono naturalmente dedicate a mio marito e non di suo esclusivo godimento. Sinceramente non so come comportarmi..

  • Federica

    Ciao sono Federica, sto aspettando il mio primo figlio e il padre del bambino mi ha lasciata, ora non andiamo più minimamente d’accordo e non riusciamo ad organizzarci in nulla per il bambino. In questi giorni mi ha detto che dopo la nascita vuole portarselo a casa o dai suoi genitori senza di me. Mi fa una paura incredibile dovermi già separare dal mio amore, non sapere se sta bene, se ha bisogno di me e dove sia. Cosa posso fare? Io vorrei che lui venisse a casa ma mi accusa di volerlo controllare e non so come ne potrebbe uscire nostro figlio da tutto questo…ho provato a consigliargli di andare insieme in terapia almeno per riuscire a chiarirci prima che arrivi il bambino, ma si rifiuta. Non so davvero cosa fare e cosa pensare, come posso proteggere il mio bambino da tutto questo? Grazie mille

    • tamara

      Ciao Federica, mi dispiace per la situazione in cui ti trovi. Non so proprio come aiutarti. L’unica cosa che mi viene in mente è che essendo la madre hai dei diritti su tuo figlio. Forse potresti provare a rivolgerti ai servizi sociali per farti aiutare a capire in che modo muoversi in modo legale sul proprio figlio legittimo.
      Ti faccio tanti auguri!
      Un abbraccio!

  • Elisabetta

    Ciao, se l’attaccamento morboso riguarda la zia valgono le stesse cose di cui sopra?
    conosco una bimba di 17 mesi che vuole sempre stare in braccio alla zia che se ne occupa da sempre perché i genitori lavorano. Ultimamente le sta appiccicata come un koala e piange se si allontana anche solo 1 minuto. Ha vere e proprie crisi di pianto e nessun altro della famiglia (nonni o l’altra zia) riesce a calmarla. Se è stanca nemmeno la madre riesce a calmarla quando la zia se ne va. E’ normale? Cosa deve fare la zia? Staccarsi un po’? Ma come?

    • tamara

      Ciao Elisabetta. Quello che mi descrivi sembra la normale fase di attaccamento di un bambino della sua età. Se è nei confronti della zia, mi fa pensare che sia quella che è più presente e quella a cui la bambina fa più affidamento. Io credo che in questo caso ci vuole solo un po’ di tempo e pazienza. Questo momento passerà. La forzatura, non aiuterebbe la bambina. Un distacco graduale è la cosa migliore.

      • Elisabetta

        sì, la zia è la persona con cui la bambina passa più tempo, quella che le fa sempre il bagnetto sin da quando aveva un mese. Il problema è che non può verificarsi un distacco perché la zia si occupa di questa bimba a tempo pieno. In cosa sbaglia la zia? Forse non riesce a far sì che la bimba sia autonoma. Sembra che la bimba tema che la zia scompaia da un momento all’altro.

  • Silvia

    Cara Tamara, innanzitutto complimenti per il vostro sito e grazie per il prezioso servizio che offrite alle mamme e ai papà e a quanti si occupano dei piccini.
    Sono mamma di una bimba di 3 mesi, Maria, ti scrivo perché ho ricevuto una interessante proposta di lavoro part-time, 4 ore al giorno per 4 giorni a settimana, che dovrà eventualmente partire da giugno, quando la piccola avrà 5 mesi.
    Per quanto la proposta sia allettante, non riesco proprio a decidermi, mi piange il cuore al pensiero di allontanarmi da lei anche solamente per qualche oretta, è così piccola… la allatto al seno in modo esclusivo, sembra già essersi tanto legata a me, visto che il papà sta fuori casa per lavoro tutto il giorno.
    Sono tentata dal rifiutare e rimanere a casa con lei fino a che non è più grandicella, ma ho paura che questo possa attaccarla troppo a me e magari farla soffrire per gli eventuali distacchi successivi.
    Se decidessi di accettare il lavoro, lascerei la bimba alcuni pomeriggi con mia sorella e altri con mia suocera, a seconda della loro disponibilità.

    Vorrei prendere la decisione più saggia per il bene della bimba.
    Cosa ne pensi? come mi consiglieresti di procedere qualora accettassi il lavoro?

    Grazie di cuore, buona giornata. :-)

    • tamara

      Ciao Silvia e grazie per il tuo supporto.
      La fase di attaccamento, come scritto nell’articolo, va dai 7 ai 24 mesi. Non è così chiaro e difinito questo periodo. Molte volte comincia prima e tante volte dura meno dei 24 mesi.

      Se hai la possibilità di stare a casa con la bambina fino almeno ai 2 anni è positivo per lei. Questi due anni passati insieme a lei, non crea dipendenza, semmai l’opposto. Le daresti in questo modo la possibilità di superare questa fase di attaccamento in modo graduale, con meno trauma e stress possibile.
      Magari la tua bambina è una di quelle che stà con tutti senza grossi problemi, non lo so.

      Se invece decidi di accettare l’offerta di lavoro, potrei suggerire di adattarla in modo graduale a tua sorella e/o suocera, facendola tenere a loro per periodi sempre più lunghi. Questo significa anche che potresti tirarti il latte e farlo dare, di tanto in tanto dalla zia o nonna, con un biberon. Sempre un piccolo passo per volta con i bambini.
      In fin dei conti 4 ore non è moltissimo ed è probabile che parte di quel tempo lo passerà dormendo.

  • Lina

    Salve mi chiamo Lina e ho da esporre un mio dissgio ho una bambina di quasi 11 mesi cresciuta con me perché rientrerò a lavoro il prossimo gennaio , Vivo in un palazzo dove c’è anche mia suocera , mia figlia fino a un paio di mesi fa voleva solo me ora non capisco il perché da un paio di mesi appena vede la nonna piange perché vuole stare con lei e non vuole più tornare da me per non parlare del papà appena lo vedo non esisto più non torna più da me e la mattina fino a qualche tempo fa non mi faceva alzare dal letto se non veniva anche lei oggi invece non se ne importa proprio anzi piange se non la prende il papà , e addirittura se sta in braccio al papà e lui vuole darmela preferisce lanciarsi nelle braccia della zia e no da me.ci sto male perché mi creo mille scrupoli mi chiedo forse perché qualche volta ho alzato un po’ la voce lei ora non mi vuole più bene boh non lo so so solo che sto malissimo

    • tamara

      Carissima Lina, non so dirti quale possa essere il motivo ma ti assicuro che è impossibile che non ti voglia bene, è tua figlia e ti vorrà sempre bene! Prova a crearti dei momenti da trascorrere solo con lei, andate al parco, fate qualcosa di speciale insieme. Lo fai già? Crea l’opportunità per più tempo insieme, solo voi due!
      Un abbraccio. Vedrai che andrà meglio.

  • Roberta

    Gentilissima Tamara, le scrivo per avere dei chiarimenti riguardo, il processo l’attaccamento. Mia figlia ha quasi otto mesi e non mostra un’attaccamento esclusivo nei miei confronti, premetto vivo con il mio compagno, lontani dalle famiglie d’origine e non abbiamo L’aiuto dei nonni, che vivono al sud.Non sono ancora rientrata a lavoro pertanto, la bambina da circa otto mesi, non si è mai separata da me. È una bambina molto curiosa, ama esser circondata da gente e ama soprattutto stare in braccio a chiunque, bene le scrivo proprio per questo: quando è con me è serena, vuole sempre il contatto, mentre è in braccio, esplora tutto ciò che la circonda. Non capisco però, il perché anche se è in braccio a me, si lancia tra le braccia degli altri (anche persone che vede per la prima volta) o se c’è il papa in casa, allunga sempre le braccia in avanti affinché, lui la prenda in braccio,preferendo quasi più lui a me. (Anche se è in braccio a lui, non sempre, si lancia con altra gente,quando io faccio finta di prenderla in braccio lei si gira, come a volermi dire :”no,sto con papà” )Passa molto, moltissimo tempo in braccio, tra me, il papà. Gioca molto poco da sola, o meglio sto provando mille strategie per farla giocare un po’ in autonomia senza necessariamente stare in braccio. Nel box non vuole proprio andarci, si irrigidisce e urla, per dormire lo stesso, si addormenta sempre in braccio, “toccando il naso” e questo mi fa capire come ricerchi sempre il contatto. Ho da poco iniziato a farla dormire nel suo lettino, (pensando che forse non ha ancora sviluppato l’attaccamento perché è sempre attaccata a me, quindi mi vede come base sicura, so anche che l’attaccamento si Attiva in situazioni specifiche, come :fame, coliche, febbre, o in conseguenza a situazioni percepite pericolose dalla bambina ) ma anche qui, non riesce ad addormentarsi da sola. Non mostra differenze tra me il papà o chiunque la giochi. Forse ho sbagliato qualcosa? Forse le ho tramesso il mio stato d’animo nervoso, per vari problemi con il mio compagno..per questo non è attaccata a me .??? Forse non ha ancora sviluppato la paura dell’abbandono, o non ha sviluppato L’attaccamento? O forse questo attaccamento è più per il papà meno per me?

    • tamara

      Ciao, da quello che posso leggere, mi pare non ci siano problemi di attaccamento. Considera che anche solo sapere che tu mamma, la fonte primaria di sicurezza e cura, ci sei, è una fonte di sicurezza per lentamente esplorare il mondo che la circonda.
      Se prima il bambino si identificava con la madre, nella fase dell’attaccamento rigido che va dai 7 ai 24 mesi, la figura materna inizia a diversificarsi da sé e dall’ambiente familiare; ossia adesso comprende che è una figura indipendente, staccata da sé. La madre sarà “buona” quando è presente e “cattiva” quando è “assente” (dove per assente si intende una sorta di “presenza-assenza”) e ora comprende che l’ostilità verso la madre “cattiva” è rivolta in realtà alla stessa persona oggetto di amore.
      Poi verso i tre anni le bambine rivolgono una forte carica affettiva nei confronti del padre e questa situazione le fa soffrire poichè le pone come rivali della madre (complesso di Elettra).

  • Martina

    Ciao, il mio bimbo ha due anni e mezzo. Io sono rientrata a lavoro quando aveva 8 mesi e la mattina stava col padre. dopo un mese ho iniziato a notare che io non ero più il suo punto di riferimento ma era diventato il padre. Quando piangeva voleva solo il babbo o la nonna. Ad 1 anno non ha più voluto il seno. Dopo qualche altro mese ha iniziato a rifiutarmi quando tornavo da lavoro pingendo e mandandomi via. Adesso che ha due anni e mezzo quando torno non mi considera molto e se mi avvicino mi manda via o si arrabbia. Mi sembra di capire che abbi un attaccamento insicuro evitante nei miei confronti. Credo averlo fatto soffrire molto quando sono tornata a lavoro anche perché per me i primi 8 mesi sola con lui sono stati duri e tornata a lavoro ho ritrovato maggiore serenità ma è peggiorato di colpo il mio rapporto con lui.
    Cosa posso fare? È possibile rimediare??
    Grazie

    • tamara

      Ciao, certo che è possibile rimediare. Posso capire come questa situazione ti spezzi il cuore. Procedi a piccoli passi. Ideale sarebbe trovare piccoli momenti dove siete solo voi due e trascorrere momenti speciali. Ci vorrà tempo e pazienza, ma non mollare! Sappi che tu sei la sua mamma e niente può spezzare quel cordone che ora è solo virtuale, non più fisico. Tutto si può aggiustare e cambiare. Ha solo bisogno di sapere che tu lo ami e lo amerai sempre, qualunche sia il suo comportamento e anche se lui ti rifiuta.
      Tanti auguri, vedrai che ce la farai :)

  • ORnella

    Salve, mi chiamo Ornella e ho un bambino di due anni e uno di due mesi. Ora, in gravidanza non sono stata benissimo e ho delegato molto della cura del primogenito al papà. Adesso, non mi vuole più. Per fare niente. Ha un attaccamento morboso per il padre, diciamo che è come se avesse scambiato le figure. Non vuole nemmeno che gli metta le mutande. A parte creare una sofferenza a me, non vorrei fosse un problema per lui. Cosa posso fare?

    • tamara

      Ciao, posso capire come ti senti. A volte può capitare. Tu sei sempre la sua mamma e, anche se in questa fase è attaccato al papà perché è colui che se ne occupa principalmente, ti ama comunque. Come lo è per te, anche per lui non è facile. Dagli tempo, cerca di partecipare per quanto ti è possibile alla sua cura e fagli sentire che lo ami.

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Per motivi di lavoro abbiamo viaggiato in Australia e in Norvegia dove attualmente viviamo. Rispetto allo stile di vita italiano abbiamo più tempo per i figli e siamo molto più sereni e rilassati anche se non abbiamo le nostre famiglie vicine e non viviamo negli agi.

Viaggiando e stando a contatto con altre culture diverse dalla nostra, ho imparato molto, prima di tutto il gioire delle piccole cose che la vita ti regala. Attraverso questo sito desidero essere utile in qualche modo, magari anche solo trasmettendo un po' di serenità.