Inserimento al nido

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L’obiettivo di un asilo nido è quello di offrire ai bambini una persona con la quale possano relazionarsi durante le lunghe ore che rimangono fuori di casa. Elinor Goldschmied, una dei principali esperti in Europa dei servizi per l’infanzia, questa la chiama la “persona di riferimento“, cioè colei che instaurerà con il bambino un rapporto esclusivo, occupandosi di lui in modo particolare.

Se vogliamo vedere il lato pratico, la persona di riferimento sarà colei che lo consolerà nel momento in cui il genitore lo deve lasciare al nido, gli cambierà il pannolino. L’aspetto negativo di ciò è che instaurandosi un rapporto così intimo, il bambino si attacca, si lega a questa persona diventando più esigente e possessivo.

Per un genitore non è facile lasciare il proprio figlio ad una persona sconosciuta ed è per questo motivo che sarebbe d’aiuto incontrare l’educatrice del nido prima che il bambino inizi. Qualche educatrice decide di incontrare per la prima volta i genitori a casa loro. Tutto ciò avviene perchè è molto importante che il bambino percepisca una situazione di tranquillità e fiducia nel momento in cui inizierà il nido.

Sarà comunque l’educatrice che aiuterà il genitore, in qualche modo, a superare le sue ansie.

Come sappiamo, intorno ai 7 mesi inizia la difficile fase dell’attaccamento. Spesso questo è il periodo in cui il genitore, la mamma, torna al lavoro, ma non è proprio il momento propizio perchè, e diversi studi l’hanno dimostrato, molti bambini danno segni di forte turbamento quando una persona estranea prende il posto della mamma o del papà. Se la separazione è prolungata questo è ciò che accade al bambino:

  • smarrimento e sconcerto a cui seguono

  • proteste violente
  • pianti disperati che sia alternano a
  • stati di apatia.

Se non trovano una persona che prenda il posto del genitore accade che:

  • tenderanno a cadere in depressione

  • non vorranno mangiare e giocare
  • alla fine assumeranno uno stato di apparente indifferenza che potrà sembrare un ritorno alla normalità.

Questa serie di fasi è molto simile al comportamento delle persone che subiscono un lutto.

Non si può certo dire che portare un bambino piccolo al nido, dove per piccolo si intende un bambino sotto l’anno di vita, sia dannoso. La cosa importante è che sia ben curato. Se non fosse ben accudito è indifferente che sia a casa o in un nido. L’unica cosa che dobbiamo tenere a mente è che in un asilo nido, anche se ben curato, non sarà mai una cura individualizzata, a meno che non ci si rivolga alle cosidette tagesmutter o, come le chiamano nel Regno Unito, child minders, le tate morderne. Purtroppo da noi hanno iniziato da poco a diffondersi, metre negli altri paesi europei sono diffusissime.

Se c’è però la necessità di portare il bambino al nido possiamo per lo meno alleviare queste grandi sofferenze.

Il modo migliore per affrontare la separazione è che la madre cerchi di adattarsi ai tempi del bambino iniziando allontanandosi da lui solo per un breve periodo, poi per un periodo sempre più lungo finchè il bambino sarà in grado di accettare la separazione.

La fase del distacco, che può essere dolorosa sia per il bambino che per il genitore, potrebbe svolgersi con un saluto tipo:

  • Mamma: “la mamma sta andando, ma torna più tardi

seguito da un bacio ed una coccola.

Non è sicuramente il caso di andarsene senza salutare, sarebbe decisamente peggio. Il bambino potrebbe diventare irritato e scontroso perchè si sentirebbe come abbandonato e arrabbiato.

Una volta che il bambino si è inserito, non è da escludere una specie di “ricaduta“, cioè può accadere che un giorno scoppi a piangere quando la mamma se ne va, oppure che dopo alcuni giorni a casa per vacanze o malattia, al rientro, trovi ancora difficoltà a rimanere al nido senza il genitore.

La funzione della persona di riferimento è anche quella di occuparsi dell’inserimento del bambino facilitando la separazione attraverso gesti affettuosi, ma anche di favorire lo sviluppo del pensiero, lo sviluppo del linguaggio e relazionarsi con i genitori in modo da renderli comunque partecipi della vita del loro bambino senza che si sentano esclusi.

Tutto ciò porta benefici a tutti, ai bambini, ai genitori ma anche all’educatrice che trova lo stimolo per fare bene il suo lavoro.

La cosa bella sarebbe se tutto ciò non fosse limitato all’asilo nido, ma venisse esteso anche alle scuole materne, come si fa nei paesi scandinavi.

Molto importante inoltre, ma questo vale sempre quando ci sono cambiamenti importanti nella vita di un bambino, nel primo periodo dare “amore extra“, intendendo con questo stare con il bambino il più possibile quando torna dal nido, per non fargli sentire il senso di abbandono. Cercare di farlo stare il meno possibile con babysitter o nonni, almeno per i primi due mesi e cercando di essere più affettuosi, per fargli capire che gli volete bene.

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Viaggiando e stando a contatto con altre culture diverse dalla nostra, ho imparato molto, prima di tutto il gioire delle piccole cose che la vita ti regala. Attraverso questo sito desidero essere utile in qualche modo, magari anche solo trasmettendo un po' di serenità.