L’ADHD esiste davvero?

http://www.youtube.com/watch?v=e89gSLVPc18

Giù le mani dai bambini ha intervistato il Dott. Claudio Ajmone, psicologo e psicoterapeuta. Qui di seguito è riportata solo un parte dell’intervista, se desiderate leggerla tutta la trovate qui L’ADHD esiste davvero? Intervista al Dott. Claudio Ajmone.

Consiglio vivamente di vedere il video Inventori di malattie, riportato in questo post.

Spieghiamo a beneficio dei lettori cos’è l’ADHD per quella parte della comunità scientifica che la riconosce come una malattia …

L’ADHD è considerata una malattia genetica, ereditaria, cronica ed incurabile, la cui espressione è caratterizzata da comportamenti sintomatici di impulsività, iperattività e disattenzione, generatrice di una vasta gamma di gravi problemi d’adattamento sociale, e da trattare sempre con terapia farmacologica, facoltativamente abbinabile a psicoterapia e interventi sociali. Una piaga sociale da debellare, una missione da compiere.

Secondo Lei questa impostazione risponde ai dubbi sollevati da medici e specialisti sull’ADHD? Esiste una differente definizione di ADHD a Suo avviso più corretta?
Molti addetti ai lavori non credono che l’ADHD sia una malattia, semplicemente perché non ci sono prove scientifiche sul genotipo e fenotipo, non ci sono test medici oggettivi per diagnosticarla, non ci sono fattori specifici che la caratterizzano, e la diagnostica è contaminata da variabili di tipo soggettivo e morale. Tutto ciò che c’è, è una serie di comportamenti-sintomo operazionalmente mal definiti, che cambiano ad ogni edizione del DSM (il Diagnostic Statistical Manual, il Manuale dei disturbi mentali che è il riferimento per la comunità psichiatrica internazionale, redatto da un’associazione privata americana, ndr). Io preferisco quindi parlare di pseudo ADHD e di patologie che la “mimano”, tanto per intenderci su ciò di cui si parla. Sono infatti molte le patologie e condizioni che hanno tra i propri sintomi l’iperattività impulsività e la disattenzione, e riclassificare 3 classi di sintomi come fossero una malattia e un’entità clinica a se stante è un’operazione a mio avviso scorretta se non fraudolenta.

Qual’è invece l’opinione dominante tra gli esperti all’estero ed in Italia circa l’ADHD? Ci sono spiegazioni ed opinioni contrastanti per questo disturbo? Quali pareri di esperti può citare a sostegno di questa tesi?

La tesi ufficiale, ovunque, è quella della malattia genetica, sostenuta dalla biopsichiatria che ha in varia misura colonizzato tutte le strutture pubbliche nazionali e internazionali della sanità, la biopolitica, la legislazione, le riviste e i convegni di settore e molte associazioni parentali. Poi ci sono dei “dissidenti” – scientificamente qualificati – che negano l’esistenza dell’ADHD, alcuni di loro tanto importanti da essere consultati dagli organi ufficiali della Sanità e dalle commissioni Parlamentari, ma poi troppo spesso ignorati. Ne cito alcuni storicamente rilevanti in Italia: la Prof. Emilia Costa dell’Università La Sapienza di Roma, il Dr. Enrico Nonnis di Psichiatria Democratica, il Dr. Paolo Roberti di Sarsina, già esperto del Consiglio Superiore di Sanità e Dirigente di Psichiatria all’ASL di Bologna, i Dottori Marco Bertali e Paolo Migone, il Dr. Marco Catalano, il Dr. Mariano Loiacono, Graziella Fava Vizziello, neuropsichiatra e Professore all’Università di Padova, lo psicoanalista Dr. Giorgio Antonucci e Uberto Zuccardi Merli e davvero molti altri. L’idea che la comunità scientifica sia allineata monoliticamente sul concetto della disinvolta somministrazione di psicoafarmaci ai bambini è del tutto falsa, c’è chi ha avuto l’onestà intellettuale di prendere posizioni differenti e coraggiose.

E’ già stata avanzata in letteratura l’ipotesi che si possa trattare di un’operazione di “disease mongering”?

Per disease mongering si intende l’inventare malattie patologizzando normali sofferenze della vita, al solo scopo di trarne profitto vendendo farmaci. Curare le persone sane facendo leva sulla paura è il più grande business mai concepito in violazione dei diritti umani, dell’etica medica e scientifica, e – mi auguro – anche del codice penale, malgrado non mi risulti ci siano state condanne per questo. L’ADHD è considerato da molti un disease mongering.

Come si pongono le autorità di controllo sanitario rispetto a questa ipotesi?

L’acquiescenza è la regola d’oro, non svolgono alcun ruolo indipendente di vigilanza e tutela degli utenti. Psichiatria, Ministeri della Sanità, Università e farmaceutiche sono una grande famiglia; le farmaceutiche però hanno il portafoglio, e perciò la regia del disease mongering.

I cittadini, e segnatamente i genitori, sono a Suo avviso debitamente informati circa queste ipotesi?

Sono poco informati e molti non ne sanno nulla, i nostri mass media, quelli che contano di più, non si sono ancora emancipati per svolgere adeguatamente un ruolo di informatori indipendenti su temi scottanti quali questo. Le istituzioni disinformano, usando il potere che hanno, e i mass media sono sempre a loro disposizione. Non mancano le eccezioni come il recente Documentario inchiesta di RAI 3 “Inventori di malattie” in cui il Dr. Peter Rost, ex Vice Presidente Marketing della Pfizer, paragona il potere delle farmaceutiche a quello mafioso.

Gli psicofarmaci abitualmente somministrati ai minori sono potenzialmente pericolosi, e – sia in caso affermativo che negativo – perchè?

Sono prodotti tossici per definizione, e potenzialmente iatrogeni, pericolosi per tutte le fasce d’età, in particolare per organismi in via di sviluppo come i bambini, e quelli deboli come gli anziani. Sono pericolosi anche per chi non li assume, perché possono rendere chi li assume aggressivo fino all’omicidio. Emblematico negli USA fu il caso Donald Shell che nel 2000 dopo aver assunto per 2 giorni il paxil (nome commerciale Paroxetina, ndr) sterminò la sua famiglia e si suicidò. Nel 2001 una giuria del Wyoming condannò la GlaxoSmithKline a pagare 6.4 milioni di dollari ai famigliari superstiti, recependo la tesi che fu il farmaco a renderlo violento. Casi come questi sono tutt’altro che rari tra i minori che uccidono genitori, amici e insegnanti. Una disamina sulla nosografia ADHD ed efficacia e sicurezza del Ritalin e Atomoxetina è esposta nella Relazione tecnico-scientifica del ricorso al TAR del Lazio di Giù Le Mani Dai Bambini avverso l’autorizzazione alla commercializzazione di questi farmaci in Italia dell’AIFA.

Si utilizzano anche più psicofarmaci nella stessa terapia? Se si, quali sono i pericoli di questa pratica?

La polifarmacia, cioè dare simultaneamente più psicofarmaci, è una prassi molto diffusa, nessuno sa quali rischi comporti perché non ci sono ricerche in merito all’interazione iatrogena tra psicofarmaci. Mi sono stati riferiti casi di minori che in America assumevano fino a 12 psicofarmaci simultaneamente, non c’è da meravigliarsi che finiscano in ospedale, e sviluppino malattie fisiche e mentali, o muoiano. Chiesi al nostro ISS (Istituto Superiore di Sanità, ndr) di inserire i dati della polifarmacia nel loro protocollo sull’ADHD, ma nulla in merito compare nel report sugli effetti avversi dell’ISS, recentemente pubblicato. Dubito che i nostri bambini se la siano cavata con un solo psicofarmaco, e nulla si sa in ogni caso sugli effetti collaterali e l’efficacia delle terapie messe in atto, quasi come questi fossero dati ininfluenti.

Lei ha per primo in Italia sollevato l’attenzione della comunità scientifica e della cittadinanza interessata sulla cosiddetta “diagnosi differenziale”? Può spiegare con parole semplici ad un lettore non informato di cosa si tratta?

Diciamo il primo ad approfondire questo tema. Ho individuato fino ad ora nella letteratura scientifica 257 tra patologie e condizioni che mimano l’ADHD, e non è un listato definitivo benché già sia significativo. Volendo concedere il beneficio del dubbio sull’esistenza dell’ADHD, possiamo affermare che questa diagnosi è potenzialmente errata se prima non si verifica se si tratti di una patologia differente che la “mima”, ovvero che presenta gli stessi sintomi raggiungendo il criterio diagnostico per l’ADHD. Se curo un’allergia che genera iperattività (che ne è il sintomo) come se fosse un’iperattività psichiatrica, non risolvo il problema del bambino e lo espongo a gravi pericoli per gli effetti collaterali dello psicofarmaco. Un’accurata diagnosi differenziale permette di scoprire la vera causa, ed è un banco di prova per la nosografia (la scienza che si occupa della classificazione delle malattie, per estensione la descrizione delle caratteristiche di una malattia, ndr) ADHD/DDAI. Forse per questo i protocolli dell’ISS e dell’AIFA (l’Agenzia Italiana del Farmaco, ndr) sull’ADHD sono così lacunosi riguardo la diagnosi differenziale.

Può fare degli esempi pratici di tipiche malattie che “mimano” l’ADHD e quindi vengono confuse con essa, trattando psichiatricamente bambini che invece hanno altri problemi? Questo succede anche in Italia?

Una diagnosi differenziale carente genera un doppio danno, il primo è che non si individua la vera causa, e così facendo si priva la persona di un suo diritto alla diagnosi e cura. Il secondo è che si prescrivono potenti e pericolosi psicofarmaci per una malattia inesistente, inutili tranne che – per citare la nota psichiatra Prof. Emilia Costa – come “camicia di forza chimica”, il che nel contempo è anche un abuso nella prescrizione di farmaci. Questo succede in tutto il mondo, Italia inclusa, le diagnosi differenziali sono ovunque ampiamente carenti. Questi sintomi compaiono nelle più disparate malattie e condizioni e compaiono ogni volta che c’è una seria sofferenza fisica e psichica o condizioni sfavorevoli gravi. Di per se, non caratterizzano alcuna malattia: il deficit di attenzione ad esempio è la prima reazione generica e basilare del nostro organismo ad un disagio.

Si è ipotizzato che una delle possibili cause di iperattività potessero essere i conservanti a base di mercurio (Thiomersal) presenti fino a qualche anno fa in certi vaccini, è possibile?

Certamente, cito alcune ricerche su questo punto a titolo di esempio:

  1. Geier DA et altri in Neurodevelopmental disorders, maternal rh-negativity, and rho(d) immune globulins, Neuro Endocrinol Lett. 2008. Si rileva un aumento di probabilità per l’ADHD nella fase prenatale causa vaccinazione delle madri.
  2. Geier DA, Geier MR in A two-phased population epidemiological study of the safety of thimerosal-containing vaccines: a follow-up analysis, Med Sci Monit.2005. Ricerca comparata sui vaccini con e senza mercurio che individua un incremento significativo del rischio per ADHD, autismo e altre patologie.
  3. Young HA et altri in Thimerosal exposure in infants and neurodevelopmental disorders, J Neurol Sci. 2008. In bambini vaccinati dopo la nascita e l’incremento di ADHD, autismo e altrre patologie sono definite costanti e significative, viene espressamente detto che il mercurio deve essere tolto dai vaccini.
  4. Generation Rescueha commisionato nel 2007 una indagine telefonica su 17.674 minori vaccinati e non tra i 4-17 anni in nove contee della California e Oregon con i seguenti risultati (sono riportati anche i dati per l’autismo):
    1. tutti i ragazzi vaccinati avevano una probabilità del 224% maggiore di essere etichettati ADHD
    2. i ragazzi vaccinati di 11-17 anni (50% dei ragazzi del campione) avevano una probabilità del 317% maggiore di essere etichettati ADHD

Si è ipotizzata la medesima cosa per l’autismo ma ci sono state controversie. Che ci può dire in merito?

Nel 1999 il Centers for Disease Control (CDC) e l’American Academy of Pediatrics (AAP) chiesero alle farmaceutiche di togliere il thiomersal dai vaccini appellandosi al principio di precauzione. Questa richiesta fu gradualmente e non definitivamente accolta, simultaneamente sorse un consensus scientifico (un documento in cui un gruppo di esperti qualificati fanno il punto su una questione scientificamente controversa, ndr) sulla sicurezza del thiomersal, nel quale coivolsero l’Institute of Medicine (IOM), la World Health Organization, la Food and Drug Administration e il Centers for Disease Control. Un po’ di confusione comunque c’era, i livelli di thiomersal ammessi dalle varie agenzie governative erano diversi e alcune linee guida sulla tossicità del mercurio si basavano sul metilmercurio e non sull’etilmercurio (thiomersal). Le soglie di tossicità dell’etilmercurio non sono mai state stabilite con certezza, anche se il tasso di autismo non diminuì togliendo il thiomersal dai vaccini e l’autismo autentico si disse ha una sintomatologia diversa. Nel 2004 lo IOM pubblicava il suo ottavo rapporto ribadendo la sicurezza del thiomersal. Questo rapporto fu subito contestato e dichiarato errato dal prof. Mady Hornig della Columbia University perché una sua ricerca sfavorevole non fu presa in considerazione, e la National Autism Association accusò la IOM e la CDC di conflitti d’interesse con le farmaceutiche per aver ignorato altre importanti ricerche sfavorevoli. Negli U.S.A. l’incidenza dell’autismo è aumentata del 900% dal 1992 al 2001. Dal 1998 a gennaio 2008 ci sono state negli USA 5.263 richieste d’indennizzo, una fu accolta, 350 no e le altre sono pendenti. Molti bambini furono chelati (la chelazione è un drenaggio forzato dell’organismo. E’ una tecnica praticata e conosciuta nei paesi anglosassoni e in America da circa 40 anni, ma in Italia ancora poco conosciuta, che consiste nel raccogliere all’interno dell’organismo per mezzo del sangue le tossine accumulate nelle vene e nelle arterie, ndr)

Recentemente l’EMEA ha terminato una revisione sul metilfenidato, quali sono gli esiti di questo lavoro?

Stando al resoconto dell’AIFA sono conclamati e certi i seguenti effetti iatrogeni psichiatrici: aggressività, comportamento violento, psicosi, forme maniacali, irritabilità, suicidarietà, iperfocalizzazione, comportamenti ripetitivi, esacerbazione dei problemi psichiatrici.

Nelle segnalazioni spontanee degli effetti avversi raccolti dall’ISS compaiono: comportamento anormale, alterazione del pensiero, rabbia, ostilità, aggressività, agitazione, tic, irritabilità, ansia, pianto, depressione, sonnolenza, ADHD aggravata, iperattività psicomotoria, disordine emotivo, nervosismo, disordine psicotico, variazioni dell’umore, pensieri morbosi, disturbo ossessivo-compulsivo, cambiamento/disturbo della personalità, irrequietezza, stato confusionale, allucinazioni, letargia, paranoia e suicidarietà. Rispetto agli effetti sulla crescita e la prescrizione oltre i 12 mesi ci sono omissioni. Salvo che per il fenomeno di Raynaud e prove precliniche di un effetto diretto del metilfenidato sulla struttura dei tessuti cardiaci, incerto è ritenuto anche il rischio cardiovascolare, malgrado che nei rapporti spontanei compaiano aritmie cardiache (compresa tachicardia), ipertensione, arresto cardiaco, ischemia, con qualche segnalazione di morte improvvisa, cianosi centrale, periferica e non specificata. Ad eccezione dell’emicrania il rischio cerebrovascolare è ritenuto incerto malgrado ci siano segnalazioni spontanee che includono accidente cerebrovascolare, ictus, infarto cerebrale e ischemia cerebrale. Nel complesso questo rapporto scientifico è un piccolo passo avanti, molto modesto e sicuramente favorevole al marketing del farmaco poiché conferma il positivo rapporto costi/benefici senza alcuna indicazione dei parametri e metodi utilizzati per calcolarlo. Inoltre è stupefacente che siano stati conclamati come certi solo 2 effetti collaterali fisici quali il fenomeno di Raynaud ed emicrania. Un elenco completo degli effetti iatrogeni da me ricostruito consultando la letteratura scientifica è consultabile a questo link.

Il dott. Renato Donfrancesco, del Centro di riferimento regionale per l’Adhd ‘La Scarpetta’ di Roma, che utilizza abitualmente psicofarmaci nella terapia per l’iperattività, ha dichiarato che “aiutare i bambini significa aiutare tutta la famiglia che è pesantemente coinvolta dall’Adhd”, e che “nell’80% dei casi, l’iperattività scompare dopo i 14-16 anni ma è importante che venga trattata per tempo per evitare che si instaurino depressione, forme ansiose o comportamenti a rischio per sé e per gli altri”. Cosa si sente di rispondere a queste affermazioni?

Sia pure in percentuale diversa, scompaiono anche impulsività e disattenzione, e scompaiono senza utilizzare psicofarmaci. Se s’instaurano “depressione, forme ansiose o comportamenti a rischio per sé e per gli altri” è perché medici e psicologi non sanno capire la vera causa del problema e il minore reagisce così. Un’accurata e tempestiva diagnosi differenziale eviterebbe tutto questo. “Aiutare i bambini significa aiutare tutta la famiglia che è pesantemente coinvolta dall’Adhd” con gli psicofarmaci andrebbe spiegato alle famiglie con bambini deceduti per problemi cardiaci o per suicidio e a coloro che hanno effetti collaterali gravi e a volte irreversibili che gli sconvolgono la vita per sempre. Tra gli effetti iatrogeni certi del Ritalin l’EMEA annovera “aggressività e comportamento violento” il che sta ad indicare che il farmaco può indurre comportamenti pericolosi per gli altri che potenzialmente possono arrivare fino all’omicidio. Il Ritalin è pericoloso, lo Strattera ancora di più.

 

Tratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

da Twitter

Chiedi all’ostetrica!

Vai ora alle Domande!
Vogliamo dare il supporto professionale di un ostetrica per risolvere dubbi, avere chiarimenti e informazioni su tutto quello che riguarda la fertilità, la gravidanza, il parto, il post-partum o qualsiasi altra cosa di sua competenza.

Si chiama Pia ed è la nostra "roccia", ha aiutato veramente tante mamme (compresa la sottoscritta) con la sua lunghissima esperienza, dedizione e pazienza.

Applicazioni utili

Avete dubbi sui rischi relativi alla Trisomia 21 o Sindrome di Down?
Translucenza Nucale è l'unica applicazione esistente sul mercato android che vi aiuterà a interpretare correttamente i risultati dell'esame di Translucenza Nucale.

Con questa applicazione potrete verificare i vostri risultati in base a criteri scientifici e non opinioni.

Chi sono?

Per motivi di lavoro abbiamo viaggiato in Australia e in Norvegia dove attualmente viviamo. Rispetto allo stile di vita italiano abbiamo più tempo per i figli e siamo molto più sereni e rilassati anche se non abbiamo le nostre famiglie vicine e non viviamo negli agi.

Viaggiando e stando a contatto con altre culture diverse dalla nostra, ho imparato molto, prima di tutto il gioire delle piccole cose che la vita ti regala. Attraverso questo sito desidero essere utile in qualche modo, magari anche solo trasmettendo un po' di serenità.