Written by tamara in Essere genitori, Prime cure al neonato.
Ho sempre pensato che per un bimbo, il parto naturale e magari in acqua, fosse la cosa migliore per evitargli diciamo “traumi” post-parto.
I miei figli hanno avuto esperienze di nascita diverse.
Mentre Giulia è nata in acqua ed è stata attaccata al seno subito, seguendo il metodo del “Breast crawl”, Andrea, il primogenito, non ha avuto tutto ciò.
Le differenze di parto le ho notate nei miei bambini.
Per esempio Andrea non amava farsi vestire ma soprattutto non gradiva che gli toccassi la testa ed il collo. Giulia invece no e ho scoperto che questo dipende proprio dal fatto che il parto per lei è stato più dolce.
Altra differenza è che Giulia, rispetto ad Andrea, ha fatto più fatica ad addormentarsi da sola sulla culla. Per lei ho avuto bisogno di ricorrere alla cosidetta “fasciatura”, proprio come si faceva una volta. In questo modo si è sentita più avvolta e coccolata, un pò come riprendere la condizione in cui si trovava prima di nascere.
E guarda caso, ho letto oggi dell’uscita in Italia di un libro intitolato “La prima ferita” di Willi Maurer, dove si mette in evidenza proprio l’imprinting, ossia l’impronta o l’impressione che un individuo riceve nella primissima infanzia (il contatto quindi tra madre e bimbo al momento della nascita) e che ne condiziona durevolmente il comportamento.
A me sembra molto interessante.
Per chi vuole saperne di più, l’articolo si trova
qui sul sito di Terra Nuova.