Sugar rush o dipendenza da zuccheri

Qui in Norvegia è molto popolare, molti asili si rifiutano di dare qualsiasi tipo di zucchero ai bambini, anche lo yogurt perché l’effetto dell’assunzione di troppi zuccheri sono quelli dell’iperattività, iper eccitabilità, un senso di lieve euforia e felicità spesso accompagnata da un forte aumento di energia.

Forse qui esagerano, ma incuriosita dalla cosa ho fatto qualche ricerca.

Con il termine sugar rush si intende descrivere quelle persone che hanno un debole per i dolci tanto da diventarne dipendenti. Secondo uno studio pubblicato da Obesity Research, tale dipendenza può essere favorita sia da un eccesso di zuccheri sia da una dieta con assenza totale di zuccheri.

Bart Hoebel, lo psicologo dell’Università di Princeton che ha condotto lo studio, dice che questo tipo di dipendenza è accentuata in persone che, già predisposte geneticamente alla dipendenza, periodicamente fanno digiuni e poi si abbuffano. I segni della dipendenza da zuccheri si sviluppano in appena 10 giorni.

Lo dice lo studio, ma, chi ha provato lo sa: cicli di eccesso di zucchero e di privazione, non fanno altro che rafforzare la voglia di abbuffarsi. L’astinenza provoca anche sintomi che assomigliano a quelli di tossicodipendenza, quali ansia, il battere i denti e tremori. Il gusto dello zucchero fa si che il cervello rilasci degli oppioidi naturali mentre le abbuffate provocano il rilascio di dopamina. Ed è proprio questa combinazione di oppioidi e di dopamine che si ripetono continuamente a portare alla dipendenza.

Questi simtomi di astinenza da dipendenza non sono evidenti quando si mangia regolarmente e in modo equilibrato.

Il problema più grosso, a mio avviso, è il fatto che sempre più spesso ci si trovi di fronte cibi con aggiunte di zuccheri. Inoltre, come risulta da uno studio del Centers for Disease Control and Prevention, pare che “le scelte alimentari individuali siano influenzate negativamente quando l’ambiente circostante ci offre abbondanza di cibi poco costosi e ricchi di calorie, che sono convenienti e gustosi, ma non sani”. Questo ci porta quindi a collegare la qualità alimentare con gli indici di reddito o ricchezza. Quando le risorse diminuiscono, alcuni alimenti possono essere abbandonati perché sono semplicemente troppo costosi. Alla fine, quando le risorse iniziano a scarseggiare, si eliminano i cibi più costosi e rimangono i grani raffinati, gli zuccheri aggiunti e i grassi aggiunti, perché sono le offerte alimentari più economiche.

L’ideale sarebbe tornare indietro di qualche anno quando ci si faceva il pane in casa, la frutta e la verdura la si coglieva nell’orto, …


Fonti:

 

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Viaggiando e stando a contatto con altre culture diverse dalla nostra, ho imparato molto, prima di tutto il gioire delle piccole cose che la vita ti regala. Attraverso questo sito desidero essere utile in qualche modo, magari anche solo trasmettendo un po' di serenità.