Progetto Euro-Peristat

Euro-Peristat ha rilasciato l’11 dicembre la relazione la più completa sulla salute perinatale di 280 pagine, comparando ben 26 Paesi europei.

In Italia, Euro-Peristat è stato coordinato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con l’ISTAT, ed ha raccolto dati provenienti da fonti diverse: dati correnti, sia di tipo anagrafico che sanitario e gestionale, e risultati di progetti specifici.

Sono stati presentati dati su mortalità, basso peso alla nascita e nascita pretermine, accanto a dati circa l’assistenza sanitaria e di altri fattori che possono influenzare l’esito della gravidanza. Questo rapporto inoltre illustra anche le differenze nei modi in cui i dati sono stati raccolti, e spiega perchè possa essere interessante il confronto tra i vari paesi.

Il contesto europeo e l’Italia:

Il quadro offerto dal rapporto di Euro-Peristat è composito. Non esiste alcun Paese che occupi sempre la migliore posizione per tutti gli indicatori. Tutti hanno punti di forza e punti su cui vi è necessità di miglioramento. Cercare di comprendere le ragioni di questa variabilità rappresenta il primo passo per formulare interventi efficaci di prevenzione.

E’ però vero che per molti indicatori di esito perinatale i Paesi scandinavi mostrano i risultati più brillanti, mentre quelli dell’Europa orientale si trovano spesso all’altro estremo.

L’Italia occupa una posizione nel complesso buona, in linea con quelle degli altri Paesi occidentali, per la maggior parte degli indicatori di salute analizzati. Il nostro Paese si differenzia maggiormente, invece, per alcuni indicatori di utilizzo dei servizi sanitari.

Emergono per il nostro Paese anche alcuni problemi relativi alla qualità e disponibilità dei dati correnti necessari per il calcolo degli indicatori: ad esempio, la mortalità materna è probabilmente sottostimata e, a seguito di alcune modifiche legislative di questi ultimi anni, dal 1998 l’Italia non è più in grado di produrre dati di mortalità neonatale e infantile per classe di peso alla nascita e di età gestazionale, che sono essenziali per il monitoraggio dei risultati delle cure intensive neonatali.

Ritengo piuttosto interessanti gli esiti pricipali su:

Mortalità infantile (numero di morti nel primo anno di vita per 1000 nati vivi): Svezia e Norvegia al primo posto e Italia al quarto.

Mortalità neonatale (numero di morti nei primi 28 giorni di vita per 1000 nati vivi). Circa 2 per 1000 in Svezia e Norvegia e 2.8 per 1000 in Italia.

Mortalità fetale e natimortalità (numero di nati morti per 1000 nati totali (vivi e morti)): Circa 2 per 1000 nella Slovacchia e in Finlandia e 3.7 per 1000 in Italia.

Basso peso alla nascita: Da circa 4% in Svezia, Finlandia ed Estonia a 6.7% in Italia.

Nascita pretermine (percentuale di nati vivi con età gestazionale inferiore a 37 settimane compiute): Da 5.3% in Lituania, 6.8% in Italia e 12.2% nella Repubblica Ceca.

Paralisi cerebrale riguarda circa 2 bambini su 1000, ed è spesso associata a nascita pretermine o eventi perinatali avversi.

Questi dati per l’Italia non sono male, rientrano nei valori medi.
L’Italia purtroppo però per il sistema sanitario non è messa bene:

Parto cesareo, varia dal 14% di tutti i parti in Slovenia e 15% in Olanda fino a 33% in Portogallo e quasi 38% in Italia.

Episiotomia (incisione chirurgica per allargare il canale del parto). Da meno del 10% dei parti vaginali in Danimarca, al 52% in Italia e 82% in Spagna.

Oltre al rapporto di 280 pagine c’è del materiale supplementare per alcuni paesi:

  • Belgio
  • Francia, coordinato da Institut national de la santé et de la recherche médicale (INSERM)
  • Germania, coordinato da Bayerische Arbeitsgemeinschaft für Qualitätssicherung
  • Italia, coordinato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
  • Malta, coordinato da Department of Information, Malta
  • Norvegia, coordinato da Medical Birth Register of Norway
  • United Kingdom, coordinato da City University London

Fonte: www.europeristat.com

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