Written by tamara in Cure pre-natali e tests, Essere genitori, Gravidanza, Parto e Post-parto, I primi nove mesi, Salute.
Un articolo della D.ssa Giovanna Vettraino.
Una coppia che dopo un anno di rapporti regolari e non protetti non riesce a concepire è in genere considerata infertile.
Complessivamente, l’infertilità riguarda circa il 15% delle coppie. Le cause dell’infertilità sono numerose e di diversa natura. I dati raccolti dal Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita sono i seguenti:
Il concepimento dipende da tanti fattori, come le condizioni di salute generale, lo stile di vita, la frequenza dei rapporti e l’età. In questi ultimi decenni si è registrata in Italia,come pure negli altri paesi occidentali, una rilevante diminuzione della fecondità nelle classi di età tra i 21 ed i 29 anni, testimonianza di una progressiva tendenza della donna a concepire tardivamente. Con il passar del tempo, infatti, gli ovuli tendono a perdere sia la vitalità sia la capacità di svilupparsi in modo adeguato a produrre embrioni normali.
Le donne italiane fanno figli piu’ tardi di quasi tutte le altre donne europee. Si sposano in media a 28 anni, partoriscono il primo figlio a 30 anni ed hanno meno figli delle altre donne europee. A dispetto dei numerosi dati che esistono in letteratura, la donna tende oggi a rinviare per, ragioni di carattere sociale, la prima gravidanza sottovalutando la riduzione di fertilità dopo i 35 anni di età. Infatti occorre prima raggiungere una ragionevole sicurezza economica, una sufficiente organizzazione familiare ed una maturità emotiva che fa della procreazione una scelta autonoma e non un obbligo sociale.
E’ noto che il passare degli anni riduce nella donna la fertilità spontanea che scompare quando il soggetto raggiunge la menopausa. Infatti il periodo piu’ fertile per una donna è tra i 20 ed i 25 anni, subisce un considerevole calo dai 35 ai 40 anni ed è bassissimo oltre i 40 anni.
E’ ormai un dato certo che l’età della donna, cosi’ come quella dell’uomo, è un fattore che si correla negativamente con la capacità riproduttiva, sebbene nell’uomo l’età ha un impatto minore, perché gli spermatozoi vengono continuamente rinnovati,ed a differenza degli ovociti femminili, non invecchiano insieme al loro “possessore”.
Infatti nell’uomo la produzione degli spermatozoi è un processo continuo. La spermatogenesi, cioè la formazione degli spermatozoi, si svolge ininterrottamente all’interno dei testicoli. L’intero “ciclo di produzione” dura circa 70 giorni, dunque ogni 3 mesi, un uomo rinnova completamente il suo patrimonio di spermatozoi e questo spiega perché un uomo di 80 anni può essere ancora fertile e generare dei figli.
Quindi mentre gli uomini producono continuamente nuovi spermatozoi, le donne nascono avendo già nelle ovaie tutti gli ovociti che useranno nella età fertile. Le cause della ridotta fecondabilità dell’ovocita umano in funzione dell’età spiegano anche perché la perdità di fertilità legata all’invecchiamento può essere solo in parte recuperata con l’uso di metodi di procreazione assistita, che non riescono a migliorare la qualità degli ovociti. Infatti gli ovociti si formano durante la vita intrauterina ed il loro numero è molto elevato nell’ovaio fetale, si riduce rapidamente ed alla pubertà se ne contano circa 500.000.
Molti vanno persi negli anni successivi sicchè alla menopausa se ne trovano solo poche centinaia all’interno delle ovaia. Non esiste però a tutt’oggi un metodo affidabile per misurare il declino rapido che inizia ben prima della menopausa.
Ai limiti dell’età fertile anche i cicli non sono tutti ovulatori ed aumenta la quota di ovociti inadatti alle esigenze riproduttive e quindi con il passare degli anni non solo diminuisce la capacità riproduttiva della donna, ma aumenta anche il numero di gravidanze destinate ad abortire o a generare feti malformati .
L’invecchiamento degli ovociti è un fattore di sterilità particolarmente rilevante. Gli ovociti di donne non più giovani hanno più spesso anomalie gentiche e se fecondati, possono dare luogo ad embrioni malformati, spesso abortiti spontaneamente.
Anche i risultati della procreazione medicalmente assistita confermano che esiste un forte legame tra età della donna e la sua probabilità di rimanere in gravidanza e i dati relativi alla ovodonazione dimostrano che la probabilità di riuscita dipende molto di più dalla età della donatrice che della ricevente.
In conclusione da milioni di anni, le leggi biologiche favoriscono la maternità nella donna giovane. Al contrario il mutato ruolo della donna nella società e l’attuale riduzione del numero di figli tende a spostare sempre di più l’età del primo parto, quando già la capacità procreativa della donna si è fortemente ridotta.