Aborto chimico e aborto chirurgico

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È arrivata anche in Italia la pillola abortiva Ru486, sperimentata già a partire dai primi anni ’80 e approvata in Francia nel 1988 e negli USA nel 2000.

Gli anni di sperimentazione sono molti e questo ci permette di avere un chiaro quadro generale degli effetti del farmaco.

Spetta ad ognuno di noi decidere della nostra vita, se è giusto o meno un aborto, ma il fatto che, insieme all’uso dell’epidurale, venga diffusa in tutti gli ospedali gratuitamente, mi sembra voler spingere le donne a farne uso. È stato proposto un aiuto psicologico “post-aborto”; sono d’accordo perchè è una scelta devastante che segna una donna per la vita. Ma perchè non lo proponiamo anche prima di un aborto? Una donna spaventata della gravidanza, del parto o di quello che verrà dopo, ha il diritto di essere sostenuta prima di tutto aiutandola a superare le sue paure. Come del resto fanno molti paesi scandinavi.

Ora vi voglio mostrare quelle che sono le differenze tra l’aborto chirurgico, ossia la dilatazione e il raschiamento dell’utero, l’ aspirazione e l’isterotomia, dall’aborto chimico, ossia l’uso della pillola Ru486, cosiddetta indolore che, come potrete vedere, di indolore non ha assolutamente niente.

Ru486

Il principio attivo dell’Ru486 si chiama mifepristone ed è uno steroide sintetico con forte potere abortivo molto efficace se usato nelle prime settimane di gestazione ed entro il 49° giorno (settima settimana). Non ha niente a che vedere con la pillola del giorno dopo, il cui principio attivo si chiama levonorgestrel, serve a bloccare l’ovulazione e deve essere assunta durante le 72 ore successive al rapporto sessuale.

Come si procede?

Tutto il procedimento dura tre giorni. Viene somministrata questa pillola che agisce interrompendo il nutrimento all’embrione fino a portarlo alla morte, nel giro di 24 ore. Dopo 48 ore dall’assunzione della pillola, viene somministrato un farmaco che si chiama prostaglandine, che nel giro di 3 o 4 ore provoca forti contrazioni uterine, spesso molto dolorose, fino all’espulsione dell’embrione morto.

Dopo 14 giorni ci sarà un controllo in ospedale per monitorare l’effetto dei medicinali sul corpo della donna, infatti il mifepristone rimane in circolo anche per 10-15 giorni dopo l’assunzione.

Le complicazioni derivate dall’uso della pillola Ru486, anche con un uso minimo di 200 mg, possono essere:

  • abbondanti e prolungate emorragie,

  • svenimenti,
  • aumento della pressione
  • nausea,
  • vomito,
  • dolori e crampi addominali,
  • endometriosi,
  • aborto incompleto (nel 5% dei casi bisogna ricorrere all’aborto chirurgico),
  • se l’aborto non riesce, si ha un aumento considerevole di gravi malformazioni al feto,
  • si mettono a rischio future gravidanze con: aumenti di gravidanze extrauterine, chiususa di una tuba, aborti naturali, gravi emorragie e sterilità,
  • aumenta la produzione di cortisolo che agisce sul sistema immunitario, provocando molto spesso infezioni pelviche o genitali come clamidiosi e gonorrea e donne affette da Hiv e Aids rischiano la morte.

Non finisce qui, nel 2005 il CDC pubblica un articolo dove si riconducono alla pillola abortiva, casi di morte causata da sindrome da shock tossico associato al batterio Clostridium sordellii a cui vanno aggiunti effetti collaterali come tachicardia, ipotensione, edema, vischiosità del sangue e profonda leucocitosi.

Aspirazione

Per interrompere una gravidanza tra le 10 e le 12 settimane più frequentemente si ricorre all’aspirazione tramite dilatazione ed evacuazione.

Il collo dell’utero viene dilatato fino a farci entrare un tubo che, collegato ad un potente aspiratore, stacca le parti fetali dalle pareti uterine e le risucchia. In 10 minuti è tutto fatto. Anche questo metodo porta alcuni rischi come:

  • perforazione delle pareti dell’utero,

  • infezione,
  • emorragia.

La situazione si complica se l’operazione non viene eseguita scrupolosamente e alcune parti del feto rimangono attaccate all’utero.

Raschiamento

La dilatazione con raschiamento si può fare dalle 8 alle 12 (o fino alla 15a settimana, anche se non consentito dalla legge) dall’ultima mestruazione. Infatti i termini per l’interruzione volontaria di gravidanza, in Italia, sono previsti entro i primi novanta giorni, ma c’è una proroga di altri 180 giorni nel caso l’interruzione sia su indicazione medica per grave pericolo per la vita della gestante o per grave pericolo per la sua salute fisica o psichica.

Il raschiamento è un intervento ginecologico eseguito in anestesia totale. Anche qui il collo dell’utero viene dilatato (in maniera maggiore rispetto alla tecnica per aspirazione) e in seguito con un anello metallico viene rimosso il tessuto fetale.

Le complicanze sono simili a quelle dell’aspirazione, tranne per i rischi per porta un’anestesia generale.

Isterotomia

Quando si raggiunge la 13a settimana di gravidanza, l’utero diventa più delicato e sensibile ed una tecnica di aspirazione o raschiamento aumenta il rischio di forti emorragie, la rottura dell’utero e il feto sarebbe troppo grosso per poter uscire. Per questi motivi si usa fare un estrazione chirurgica del feto chiamata isterotomia; un’operazione del tutto simile ad un cesareo, l’unica differenza è che il feto non esce vivo. Può essere effettuato anche un travaglio indotto farmacologicamente attraverso la sostituzione di una parte del liquido amniotico con sostanza salina o prostaglandina. Il feto e la placenta vengono espulsi velocemente e il giorno successivo si può tornare a casa.

Anche questa tecnica non è immune da complicanze come forti emorragie o ritenzione della placenta. Ma precisamente, gli effetti della somministrazione della sostanza salina possono essere:

  • disturbi al fegato o ai reni,

  • scompensi cardiaci,
  • ipertensione,
  • anemia falciforme.

Mentre è proprio sconsigliato l’uso della prostaglandina per donne che hanno avuto episodi di convulsioni, epilessia, o soffrono di asma.

Con questa tecnica il feto potrebbe nascere vivo e morire di asfissia poichè i polmoni non sono ancora formati. Per questo motivo l’isterotomia, l’uso di sostanza salina o prostaglandina non sono molto praticate.

Non sono per l’aborto, parliamo di scelte difficili da affrontare che nessuno può sapere con certezza come le affronterà finchè non ci si trova coinvolti direttamente, ma sicuramente non si può dire che la pillola Ru486 sia indolore, rispetto ad un altra tecnica abortiva.

A tutte le donne che si trovano a dover fare una scelta del genere, vi prego, pensateci bene e parlatene con qualcuno che vi possa aiutare; se preferite o vi può essere d’aiuto potete contattarmi.

Bibliografia:

  • “Lo Specchio Di Venere”, di Giorgio Camporese – 2008
  • “Pillole che uccidono. Quello che nessuno ti dice sulla contraccezione”, di Vittorio Baldini – Giorgio Maria Carbone – 2006

2 comments on “Aborto chimico e aborto chirurgico

  • Io

    Che dire.. sono uno di quei casi rarissimi in cui la gravidanza arriva perché la spirale (jaydesse) si é spostata dopo due anni di sereno utilizzo.. sono alla sesta settimana, probabilmente abortiró nella settima o nell’ottava
    Considerando che giá tutto il contesto é assurdo e traumatico, mi piacerebbe capire quale sia la soluzione per me meno invasiva sia in termini fisici che psicologici..
    Questa replica é piú che altro uno sfogo..

    • tamara

      Ciao, non so darti informazioni di questo tipo, mi dispiace. Sento e comprendo il tuo sfogo. Quello che posso consigliare come supporto emotivo potrebbe essere quello di una doula (non conosco la situazione nella tua zona e se ce ne sono) in grado di appoggiare le tue scelte e decisioni, accompagnarti e supportarti in questo momento, senza giudicare.

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