É Natale ed è appena terminato il periodo dell’avvento.
In Norvegia, la tradizione del calendario dell’avvento è arrivata dalla Germania. Mentre l’usanza di accendere una candela per ogni Domenica di avvento viene probabilmente dal sermone di un arcivescovo svedese Nathan Söderblom nel 1886. In molti luoghi della Norvegia si conservano ancora antiche tradizioni in vita, per esempio con la lettura di storie di Natale ma anche con balli e divertimenti di altro genere.
Nel’asilo di mio figlio così come tutti gli altri asili e scuole, utilizzano la corona dell’avvento e ogni giorno vengono narrate storie legate al significato di ciascuna parola.
Nella prima settimana di avvento la candela che brilla è quella della gioia.
Nella seconda settimana di avvento la candela che brilla è quella della desiderio.
Nella terza settimana di avvento la candela che brilla è quella della speranza.
Nella quarta settimana di avvento la candela che brilla è quella della pace.
C’è una poesia molto tipica che accompagna questa attesa, ma non è quella che riporterò ora qui. Questa è la cosidetta Leggenda delle quattro luci.
Quattro ceri ardevano sulla corona dell’Avvento. Era tranquillo, così tranquillo che si sentivano le luci parlare tra loro.
La prima candela sospirò e disse:
“Il mio nome è la pace. Io brillo, ma la gente non vuole la pace, e non mi avranno”. La luce diventò sempre più piccola fino a che si estinse completamente.
La seconda candela disse:
“Il mio nome è la fede. Ma sono superflua. La gente non saprà più chi è Dio. É assurdo che io continui a bruciare”. Così lasciamo posto ad altre luci.
Con difficoltà e a bassa voce la terza luce disse:
“Il mio nome è amore. Io stesso non ho più la forza di bruciare. La gente mi ignora. Vedono solo se stessi e non gli altri i quali dovrebbero amare”. Anche la terza luce si spense.
Un bambino entrò nella stanza, guardò le luci e disse:
“Voi dovreste brillare, non spegnervi”, con gli occhi pieni di lacrime.
Poi arrivò all’improvviso la voce della quarta luce: “non abbiate paura! Finché io brucio, possiamo accendere di nuovo le altre candele. Il mio nome è speranza”.
E il bambino con una fiamma di speranza, accese tutte le altre luci.